Un buon agricoltore cura il suo orto ogni giorno
“l’orto lieto” è un’ azienda agricola biologica che nasce all’inizio di questo secolo in un ambiente completamente incontaminato, al centro di una collina dove lo sguardo spazia tutt’intorno lungo i profili dei monti che si sovrappongono e si perdono in lontananza ricoperti di fitti boschi: il monte Terminillo, la catena dei monti Cicolani, il massiccio del Velino, e nelle vicinanze il parco dei Monti Cervia e Navegna, ai piedi del quale si può osservare la stupenda Abbazia di San Salvatore Maggiore che si erge maestosa
In lontananza, arroccati sui pendi o adagiati su piccole valli si scorgono antichi borghi che una volta erano centri vivi di agricoltura e pastorizia. Ora ci vivono poche anime e solo durante il mese di agosto o durante le feste principali si rianimano di cittadini nostalgici che tornano ad assaporare il profumo dei loro posti nativi.
Vivo resta il suono delle campane che nei giorni di festa aleggia nitido nell’aria tersa e profumata. Nella quiete si ode il gorgoglio di fonte Sponga, una delle tante antiche sorgive che un tempo dissetavano innumerevoli mandrie, ora sono oasi di incontro per animali selvatici, primi tra tutti i cinghiali, ma è facile incontrare anche istrici, tassi, scoiattoli neri, volpi, gatti selvatici, ghiri; più raramente lupi, caprioli e cervi vengono avvistati nei dintorni.
Tra gli uccelli, numerose le ghiandaie e gli invisibili picchi che si sentono frequentemente picchiettare sui tronchi degli alberi. Falchi, e spesso aquile scivolano silenziose portate dalle correnti d’aria di cui sembrano perfette conoscitrici. Si fanno trasportare a lungo tenendo le ali distese, apparentemente immobili e mentre accarezzano il cielo scrutano attentamente la terra.
Tutta questa meraviglia si estende tra due laghi paralleli, stretti e lunghi, formati artificialmente meno di un secolo fa dal rigonfiamento di due fiumi dovuto alla costruzione di spettacolari dighe che chiudono il fondo valle: sono il lago del Salto e il lago del Turano, arricchiti da una moltitudine di torrenti, ruscelli, sorgenti e rivoli, di cui la zona è ricca.
Questo territorio che è stato per secoli teatro di vita quieta e pacifica per persone semplici, ai margini delle attività del mondo, ha attratto e accolto nel suo grembo per secoli le anime di coloro che amavano la solitudine, la contemplazione e la preghiera donando luoghi adatti all’edificazione di monasteri come la già citata Abbazia e il vicino Conventino che ospitava le monache del tempo. In questo scenario il nostro santo patrono Francesco lasciò le sue sante orme.
In tale cornice ricca di sobria bellezza e - per chi la coglie - densa di energia che nutre lo spirito, si trova incastonata, questa piccola azienda. Sono stati recuperati alla coltivazione solo quei terreni che non erano ancora coperti dai boschi, anticamente coltivati prevalentemente a grano. All’interno c’è ancora un boschetto circolare che racchiude una radura dove, fino a qualche decennio fa, si batteva il grano qua e là.
Ai margini del bosco si possono ancora notare delle viti superstiti che sostenute dall’acero campestre erano le vigne degli ultimi contadini del posto, un' agricoltura che insieme alla pastorizia donava l’indispensabile alla vita degli uomini e delle loro famiglie: la farina per il pane e quello che la tradizione del posto suggeriva. Il vino genuino, ma spesso quello qualitativamente meno apprezzabile era ciò che restava sulla tavola di chi lo produceva; i prodotti migliori si vendevano per acquistare quello che necessitava.
In lontananza, arroccati sui pendi o adagiati su piccole valli si scorgono antichi borghi che una volta erano centri vivi di agricoltura e pastorizia. Ora ci vivono poche anime e solo durante il mese di agosto o durante le feste principali si rianimano di cittadini nostalgici che tornano ad assaporare il profumo dei loro posti nativi
Vivo resta il suono delle campane che nei giorni di festa aleggia nitido nell’aria tersa e profumata. Nella quiete si ode il gorgoglio di fonte Sponga, una delle tante antiche sorgive che un tempo dissetavano innumerevoli mandrie, ora sono oasi di incontro per animali selvatici, primi tra tutti i cinghiali, ma è facile incontrare anche istrici, tassi, scoiattoli neri, volpi, gatti selvatici, ghiri; più raramente lupi, caprioli e cervi vengono avvistati nei dintorni
Tra gli uccelli, numerose le ghiandaie e gli invisibili picchi che si sentono frequentemente picchiettare sui tronchi degli alberi. Falchi, e spesso aquile scivolano silenziose portate dalle correnti d’aria di cui sembrano perfette conoscitrici. Si fanno trasportare a lungo tenendo le ali distese, apparentemente immobili e mentre accarezzano il cielo scrutano attentamente la terra
Tutta questa meraviglia si estende tra due laghi paralleli, stretti e lunghi, formati artificialmente meno di un secolo fa dal rigonfiamento di due fiumi dovuto alla costruzione di spettacolari dighe che chiudono il fondo valle: sono il lago del Salto e il lago del Turano, arricchiti da una moltitudine di torrenti, ruscelli, sorgenti e rivoli, di cui la zona è ricca
Questo territorio che è stato per secoli teatro di vita quieta e pacifica per persone semplici, ai margini delle attività del mondo, ha attratto e accolto nel suo grembo per secoli le anime di coloro che amavano la solitudine, la contemplazione e la preghiera donando luoghi adatti all’edificazione di monasteri come la già citata Abbazia e il vicino Conventino che ospitava le monache del tempo. In questo scenario il nostro santo patrono Francesco lasciò le sue sante orme
In tale cornice ricca di sobria bellezza e - per chi la coglie - densa di energia che nutre lo spirito, si trova incastonata, questa piccola azienda. Sono stati recuperati alla coltivazione solo quei terreni che non erano ancora coperti dai boschi, anticamente coltivati prevalentemente a grano. All’interno c’è ancora un boschetto circolare che racchiude una radura dove, fino a qualche decennio fa, si batteva il grano qua e là
Ai margini del bosco si possono ancora notare delle viti superstiti che sostenute dall’acero campestre erano le vigne degli ultimi contadini del posto, un' agricoltura che insieme alla pastorizia donava l’indispensabile alla vita degli uomini e delle loro famiglie: la farina per il pane e quello che la tradizione del posto suggeriva. Il vino genuino, ma spesso quello qualitativamente meno apprezzabile era ciò che restava sulla tavola di chi lo produceva; i prodotti migliori si vendevano per acquistare quello che necessitava
Cogliamo l’occasione per un volgere un affettuoso ringraziamento
a tutti i nostri cari amici per il loro incoraggiamento e sostegno anche manuale,
nonché ai nostri amici che acquistano questi prodotti