Il prezioso dono della salute
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Il prezioso dono della salute

Tutti noi crediamo di sapere cosa significhi essere in salute, eppure sono pochi coloro che ne fanno esperienza ogni giorno nella propria vita.

 

Abbiamo dimenticato la piacevolezza di alzarsi al mattino e sentirsi freschi, leggeri e pieni di energia; la voglia di abbracciare il mondo, specialmente oggi in questo momento di grande crisi; l’incontenibile spinta a sorridere e ad accogliere ogni cosa così come la vita ci presenta; la capacità di vedere la bellezza ovunque; la gratitudine di vivere in un paradiso quale è la Terra, la nostra Madre Terra!
Che meraviglia sarebbe essere davvero in salute! Perfino l’OMS ha riconosciuto da anni ormai che non basta l’assenza di malattie per stare bene; bisogna essere in uno stato di benessere psichico e fisico.

 

Tuttavia ci ritroviamo, per la maggior parte del tempo (almeno fino a prima di questo enorme cambiamento attuale oggi nella primavera del 2020)
a rincorrere impegni, seguire preoccupazioni, risolvere problemi, e sperare di avere prima o poi del tempo per noi stessi. Nel frattempo, presi dalle mille cose, mettiamo la nostra salute all’ultimo posto, viviamo le giornate con affanno, pensando al ‘prima’ o al ‘dopo’, e ancor peggio consumando pasti veloci e poco nutrienti in maniera distratta ed inconsapevole.

 

Eppure l’importanza dell’alimentazione per la nostra salute è ormai nota da tempo immemore.
Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach riteneva perfino che:
“Noi siamo quello che mangiamo” e che dunque un popolo può migliorare la propria condizione migliorando la propria alimentazione [1].

 

Sebbene la sua fosse una visione più filosofica che scientifica, esprime con chiarezza l’impatto che può avere un’educazione alimentare e una dieta bilanciata sull’evoluzione non solo del singolo, ma anche dell’intero tessuto sociale.

 

Pertanto, abbiamo il dovere – oltre che il diritto – di prenderci cura di noi stessi, ogi più che mai.

 

Quando si entra però nel mondo della scienza alimentare si rischia di annegare in un oceano di teorie ed informazioni tra loro spesso contrastanti, e il rischio più grande è quello di mollare tutto e di continuare a seguire le proprie abitudini di sempre.
Tuttavia ci sono degli elementi in comune- che ricorrono nel tempo- tra i vari esperti nel campo e le loro scoperte.

 

Tra questi, il principio che abbiamo bisogno di mangiare molto meno di quello che pensiamo: la quantità di cibo che riusciamo ad accogliere nelle nostre mani unite a coppa è più che sufficiente ad ogni pasto, il che corrisponde a circa il volume dello stomaco non disteso.

 

Ricerche del Longevity Institute dell’Università della California, condotte dal Dott. Valter Longo, hanno dimostrato che mangiare meno aiuta a vivere meglio e a lungo, ancor più se le nostre abitudini alimentari vengono interrotte occasionalmente da periodi di digiuno [2].

 

Sembrerebbe quindi che periodi di sana alimentazione siano tanto importanti quanto periodi di ‘purificazione’ per il nostro intestino.

 

Il dott. Shulte, medico e naturopata tedesco, consiglia un interessante programma depurativo in soli 10 giorni [3], che è possibile applicare su vasta scala (a meno che non si soffra di patologie viscerali per cui è opportuna la supervisione medica).

 

Il programma si articola in soli due pasti al giorno (colazione e pranzo), senza spuntini tra essi. Nei suddetti 10 giorni la dieta deve essere più semplice possibile: ad esempio associando le patate alle carote lesse, oppure i finocchi alle patate. Frutta secca e centrifughe di verdure sono ben accette; da evitare invece: carne, pesce, caffè, dolci, prodotti di farine raffinate, alcol e sigarette.

 

Bere è essenziale: almeno 3 litri al giorno sono necessari. Si prevede inoltre l’assunzione di un cucchiaino di polvere alcalina da sciogliere in acqua durante i pasti, ed un cucchiaino di sale inglese (o sale di Epsom) sciolto in un bicchiere d’acqua al mattino a digiuno, il che stimola ed accelera la pulizia delle pareti viscerali.

 

Al termine del programma, una piacevole leggerezza e freschezza intestinale sono assicurate, insieme ad un rinnovato reservoir energetico disponibile durante la giornata.

 

Un altro elemento cruciale per la nostra salute sembra essere la masticazione.
Il più delle volte deglutiamo troppo velocemente, senza aver masticato il cibo in maniera adeguata, e scaricando così sull’intestino gran parte del lavoro necessario per digerire ed assimilare gli alimenti. Questo, fra l’altro, aumenta il rischio di fermentazione del cibo non adeguatamente tritato, il che predispone, nel tempo, ad infiammazioni ed infezioni di varia natura.

 

Pitagora, Hufeland, Kant, Fletcher, Shelton sottolinearono l’importanza della masticazione; il medico austriaco Franz Xaver Mayr impiegò l’allenamento alla masticazione nelle cure di molte patologie del tratto gastrointestinale con risultati eccezionali [4];
lo statunitense Horace Fletcher guarì gravissime patologie reumatiche e cardiovascolari, iniziando ad assumere un solo pasto al giorno di 30 bocconi, masticati per circa 2.500 volte.

 

Lo statista britannico William Gladstone era convinto che poiché disponiamo di 32 denti, dovessimo masticare ogni boccone almeno 32 volte.
In sostanza, la regola d’oro sembrerebbe quella di masticare ad ogni boccone, fino a quando il cibo diventa una poltiglia tale che la deglutizione avviene in maniera quasi inconscia, naturale.
Solo in questo modo riusciremo ad attivare gli enzimi necessari – come l’amilasi – per digerire le lunghe catene di carboidrati, presenti ad esempio negli amidi favorendo così la funzione del resto del tratto digestivo.

 

Fra l’altro, ottimizzando la masticazione, aumentiamo l’irrorazione sanguigna al cervello e le nostre capacità cognitive [5], assumiamo meno calorie (in media l’11,9% in meno), e sperimentiamo prima la sensazione di sazietà, grazie ad una maggiore esperienza gustativa, definita sensory-specific-satiety.

 

Questo è anche dovuto alla ridotta secrezione dell’ormone grelina che stimola l’appetito come pure all’aumento della colecistochina che, al contrario, lo inibisce [6]: fenomeni che si verificano, entrambi, con una masticazione preponderante.

 

Altra ‘regola’ fondamentale sembrerebbe quella di lasciare un intervallo di almeno 4 ore tra un pasto e l’altro, così da consentire la completa digestione del cibo nello stomaco; intervallo di 6 ore se si è bevuto latte, 8 ore se si è mangiato carne, 12 ore se si sono ingeriti salumi.

 

Per questo ed altri motivi, l’assunzione di carne, pesce e latticini dovrebbe essere moderata: 1-2 volte a settimana (secondo noi però… evitata del tutto). Di certo le verdure dovrebbero essere l’alimento dominante (circa ¾ del nostro piatto), accompagnate da legumi e/o cereali, seguiti da un frutto.
Assumere prodotti freschi, locali e di stagione è decisamente più consigliato di quelli a lunga conservazione, importati e coltivati fuori stagione.

 

La colazione e il pranzo dovrebbero essere i pasti principali e la cena più leggera possibile. Anche l’adeguata idratazione, tra i 2 e i 3 litri circa nell’arco della giornata, e non durante i pasti, è cosa buona e giusta.
Evitare alcol, sigarette, dolci, bibite gassate, zuccheri e prodotti con farine raffinate è un ottimo investimento per la nostra salute.

 

Oltre al fattore alimentare, il nostro ‘star bene’ sembrerebbe essere strettamente legato alla respirazione.
Tanto più siamo in salute, tanto più efficiente è la nostra ventilazione. È stato calcolato che un uomo sano esegui in media tra gli 8 e i 10 atti respiratori completi al minuto.
Tuttavia, secondo il medico e ricercatrice Galina Shatalova, promotrice del metodo di guarigione naturale che porta il suo stesso nome [7], una respirazione efficace e salutare consiste di soli 4-5 atti respiratori al minuto.

 

Per la maggior parte del tempo invece, respiriamo male, in maniera poco armoniosa in una sequenza aritmica, trattenendo occasionalmente il respiro, o prendendo aria dalla bocca, o accelerando la frequenza e riducendo così la profondità del respiro, che rimane per lo più ingabbiato nella porzione più alta del torace.
Per arrivare invece a padroneggiare quella che la dottoressa definisce ‘respirazione naturale’ è necessario un training adeguato e progressivo, necessario ad eliminare tutte quelle interferenze deleterie che abbiamo acquisito negli anni, a scapito del naturale automatismo respiratorio. La respirazione naturale è ritmica, completa, nasale, scendendo fino all’addome, con l’espirazione più lunga dell’inspirazione.

 

Durante l’inspirazione massimale la pancia si espande, il diaframma si abbassa, le coste del torace si allargano; durante l’espirazione avviene il contrario: la pancia si ritrae, il diaframma si alza, le coste si restringono.

 

Sono previsti una serie di esercizi specifici per riacquisire la naturalità e l’efficienza del respiro. Molti di questi esercizi vengono consigliati all’aria aperta, in natura e a piedi scalzi, possibilmente associandoli ad una dieta sana e vegetariana, rispettosa dei punti sopra descritti.

 

Altro punto essenziale per la nostra salute è il movimento!
Non importa se trattasi di praticare yoga, pilates, dedicarsi al nuoto, alla corsa… l’importante è fare del movimento.
La dott.ssa Shatalova, propone un interessante programma di training autogeno dinamico, ossia una tecnica di movimento che consiste nel mantenere i muscoli rilassati, ad eccezione di quelli adibiti all’espletamento del movimento in corso. In questo modo, l’azione sembra essere molto più naturale e spontanea, piuttosto che forzata e concentrata, e soprattutto avviene in modalità più efficiente dal punto di vista del dispendio energetico, in armonia con la respirazione e in integrazione con ogni componente somatica.

 

Un fattore altrettanto salutare è quello del rinvigorimento, ossia degli effetti benefici correlati all’esposizione terapeutica a basse temperature. Purtroppo la civiltà moderna ha radicalmente indebolito il corpo umano da questo punto di vista, lasciandolo con un intervallo di ‘comodità termica’ estremamente ridotto, di soli 7-8 gradi Celtius, che si aggira tra i 15 e i 22°C.

 

Infatti, a causa di climatizzatori e impianti di riscaldamento, abbiamo disattivato quei meccanismi di adattamento alle variazioni climatiche giornaliere e stagionali. Dovremmo piuttosto ripristinare un rapporto stretto e armonioso con la natura, ritornando a condizioni naturali.

 

La procedura di rinvigorimento, in un individuo sano, può iniziare con abluzioni quotidiane in acqua fredda o col cospargersi il corpo di neve nei mesi invernali, fino a bagni in mare o laghi nei periodi estivi.

 

In soggetti malati, la procedura va eseguita per gradi, iniziando dagli arti inferiori, per pochi secondi, per poi procedere gradualmente con braccia, collo e schiena, per un lasso di tempo sempre più prolungato, ma che inizialmente non deve superare i 5 minuti.
È buona norma far seguire le abluzioni con frizioni tramite una spugna o anche solo con il palmo delle mani. La temperatura dell’acqua deve essere tale da non provocare sensazioni sgradevoli né tantomeno dolorose. A mano a mano che il corpo si abitua, è possibile diminuire progressivamente la temperatura di esposizione.
A quanto pare, questo metodo intensifica la combustione dei depositi di grasso e delle tossine nel corpo, oltre ad ottimizzare l’ossigenazione del sangue e la respirazione cutanea. Il risultato è il ripristino dell’autoregolazione naturale.

 

Anche il sistema Nishi, di origine giapponese, prevede una procedura simile, ma in aria. Ossia, esso consiste nell’esposizione del proprio corpo nudo all’aria aperta, prima dell’alba o dopo il tramonto, alternata a fasi di riscaldamento tramite indumenti più pesanti di quelli richiesti dalla stagione [8].

 

Abbiamo tutti i mezzi e le informazioni per raggiungere e mantenere il nostro stato naturale di vita che è puro benessere e salute.

 

Basta eliminare le cattive abitudini e rispettare quei comportamenti salutari per la nostra mente e il nostro corpo.
Quindi, non rimane che augurare: “Buona salute a tutti!”.

 

A cura del
Team l’orto lieto

Referenze
[1] Feuerbach L, 2017. L’uomo è ciò che mangia. Ed. Boringhieri, Torino.
[2] Mattson MP, Longo VD, Harvie M, 2017. Impact of intermittent fasting on health and disease processes. Ageing Res Rev. 39:46-58.
[3] Shulte A, 2017. Buona cacca a tutti! Ed. Macro, Cesena.
[4] Cataldi P, 2016. Dieta Mayr. Ed. Il Castello, Cornaredo (MI).
[5] Hirano Y, Obata T, Takahashi H, et al. 2013. Effects of chewing on cognitive processing speed. Brain Cogn. 81(3):376-81.
[6] Kokkinos A, Le Roux CW, Alexiadou K, et al. 2010. Eating slowly increases the postprandial response of the anorexigenic gut hormones, peptide YY and glucagon-like peptide-1. J Clin Endocrinol Metab. 95(1):333-7
[7] Shatalova G, 2016. Il metodo di guarigione naturale. Ed. Macro, Cesena.
[8] Nishi K, 2007. Nishi System of Health Engineering. Kessinger Publishing, LLC.

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