Quasi tutti i giorni passo sotto l’albero di fico in un sentiero del giardino, questo albero era già vecchio quando nel 1997 fu acquistato il terreno dove ora è Shanti Gaia, quando lo vidi la prima volta comunicò nel mio cuore un messaggio di buon auspicio e tra noi fu subito un rapporto d’amore e d’intesa, allora questo albero aveva oltre 60-70 anni, il suo tronco si divideva in 3 parti già al fuoriuscire dalla terra, i rami contorti, pesanti e scavati dal tempo lo rendevano una scultura vivente, aveva le rughe di un vecchio saggio, un saggio che nonostante l’età e le apparenze non ha mai cessato di mantener fede al suo compito, donando frutti neri e dolcissimi per 2 volte l’anno, a fine primavera e al tramontare dell’estate.
Ricordo quante attenzioni furono date al vecchio fico, poiché il suo tronco verteva in parte sul confine di un recinto e sul tracciato di un sentiero, fu fatto quanto necessario per adattare la forma del giardino alla presenza di questa rispettabile presenza, non fu sacrificato un grande ramo che entrava nel recinto che fu forato per permettere al ramo di mantenere la sua posizione. Così con rispetto fu costruito intorno a lui un giardino di nuove forme.
Nel corso degli anni, qualcuno dei vecchi rami ha cominciato a cedere, ma giovani e vigorosi germogli salivano dal ceppo pronti a dare il cambio ai nonni, questo avvicendarsi graduale di nuovi tronchi sta facendo di questo fico un albero immortale, la sua forma cambia, ma la sua generosità e la sua bontà restano eternamente fedeli alla promessa insita nel suo carattere.
Quante volte passando sotto le sue fronde richiama la sua attenzione facendo volgere lo sguardo verso il cielo per cercare tra le foglie i frutti maturi e quando non ci sono frutti, le narici attente percepiscono nell’aria umida e fresca del mattino quell’inconfondibile odore di lattice. Mi torna alla mente quando ragazzino avevo delle verruche molto grandi che sporgevano da un dito della mano e una anziana signora, una mandriana di pecore, mi disse che se avessi messo sopra le verruche il latte delle foglie di fico per molti giorni esse sarebbero scomparse, gli credetti ed iniziai questa semplice cura, accadde che le escrescenze di pelle dura da prima si ammorbidirono per poi iniziare a ridursi, fino a scomparire totalmente. Rimasi entusiasta del risultato e per me giovane ragazzo iniziai, grazie al fico, a nutrire una rispettosa e profonda fede nella capacità della natura di interagire con noi esseri umani.
Qui a Shanti Gaia ci sono anche altri alberi di fichi, di altrettanta bontà e maestosità, essendo però più distanti dalla casa non sono cosi ammirati.
Quando le annate sono particolarmente generose i fichi si sprecano a volontà e più di una volta le ragazze che frequentano l’orto lieto hanno fatto delle sublimi marmellate di fichi con i frutti che restano in grandi pezzi, qualcosa di veramente delizioso, spero ci sia ancora la possibilità di produrre qualcosa del genere.
Il fico si fa ricordare volentieri con la sua dolcezza anche in inverno, oltre che con le marmellate con i favolosi fichi secchi.
Quando a qualcuno si dice non vali un fico secco, questo detto nasconde una verità dietro una bugia!
Una bugia a protezione dell’umiltà.
Un pensiero di ringraziamento va a quelle mani laboriose che piantarono questo albero, questo come tanti altri antichi alberi continuano ad allietarci della loro presenza come preghiere viventi che vanno oltre la vita di chi li ha piantati.
Quanti oggi possono permettersi di pregare in questo modo?