“Ti posso offrire un caffè?”.
Siamo nella terra in cui questa domanda si affaccia spesso e, se siamo soli, si presenta sotto forma di un pensiero:
“Ci vorrebbe un bel caffè!”.
Eppure… lo sapevate che il tè è la bevanda più diffusa al mondo, dopo l’indispensabile acqua, naturalmente?
È un infuso ricavato dalle foglie di una pianta,
la Camellia Sinensis, spesso miscelate con raffinati aromi o erbe naturali. Questo arbusto, non a caso, viene coltivato soprattutto nello “speziato” Oriente: Giappone, Cina, India.
Secondo un’affascinante e toccante leggenda, a scoprire il tè fu il Bodhidharma, il 28º patriarca del Buddhismo, che visse intorno al 500 d.C.
Bodhidharma è stato uno dei più grandi Maestri di meditazione nell’intera storia dell’umanità.
Nella sua vita, arrivò un momento in cui fece un solenne giuramento: di non addormentarsi per nove anni e dedicarsi così, giorno e notte, alla meditazione.
Giunto il terzo anno, però, la stanchezza, inesorabilmente, si presentò, ebbe il sopravvento e Bodhidharma si addormentò.
Quando si svegliò, pieno di sgomento per aver rotto il giuramento, si strappò le ciglia e con esse le palpebre e le gettò via così da evitare il rischio di addormentarsi di nuovo!
Che dedizione!
Passarono circa due settimane e, dalle ciglia sparse a terra, nacque un alberello.
Bodhidharma, incuriosito, mise le foglie in bocca, provò a masticarle e… si accorse che davano energia e vigore!
“È proprio un dono divino”: il suo pensiero volò istantaneo al Buddha.
La leggenda narra che questo episodio avvenne su un monte, in Cina, che si chiama Tah o Ta. Di qui il nome: ‘tè’, pianta che, da secoli, ci aiuta a rimanere svegli.
Da questa parte del mondo, di solito, come detto, beviamo il caffè: spesso in piedi, di corsa, a volte anche dimenticando quante tazzine, si sono susseguite nell’arco di una giornata.
In Oriente è diverso: per gli orientali e sopratutto per i monaci Zen il tè è sacro, rappresenta le palpebre di Bodhidharma!
È per questo che, ancora oggi, nei monasteri e nei centri Zen di tutto il mondo servire il tè, nel più profondo silenzio e in piena consapevolezza, fa parte di quella irrinunciabile e tanto preziosa pratica quotidiana.
Il tè, a quel punto, viene sorseggiato in uno stato d’animo meditativo, accarezzando quegli intimi spazi vuoti dove neppure il più sofisticato aroma potrebbe mai arrivare.
a cura del
Team l’orto lieto