Rompi il ghiaccio, senti il calore del freddo che ti riscalda l’anima
A tutti noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di fare, per motivi vari, una doccia gelida a casa, o magari in campeggio… ; alcuni avranno osato perfino immergersi in una vasca di ghiaccio nel frigidarium di uno stabilimento termale; mentre i più temerari magari si saranno spinti a nuotare in un freddo mare del nord o a lasciarsi andare su un manto di neve fresca…
In ogni caso, tutti abbiamo probabilmente provato, almeno una volta nella vita, l’effetto tonificante e rinvigorente del freddo. Ciò nonostante, ci adoperiamo, durante tutto l’anno, affinché la nostra temperatura corporea venga mantenuta costante sia d’inverno, mediante impianti di riscaldamento, che d’estate, con sistemi di condizionamento, oltre, ovviamente, all’utilizzo di un abbigliamento adeguato a seconda delle varie esigenze.
Perché? Perché l’esperienza tramandataci vuole che un colpo di freddo ci faccia ammalare. Ma ne siamo davvero sicuri? E se nel freddo si nascondesse, invece, un potere in grado non solo di promuovere uno stato di benessere psicofisico, ma addirittura di favorire la guarigione di molte malattie e dei sintomi ad esse correlati?
Wim Hof, conosciuto come The Iceman ossia L’uomo di ghiaccio, ne è la prova vivente.
Originario dei Paesi Bassi, Hof ha mostrato sin da piccolo un’innata attrazione per il freddo, e successivamente per la meditazione e lo yoga. Dopo vari sperimenti personali e viaggi in India, Africa e Nord Europa, ha sviluppato negli anni una tecnica respiratoria in grado di garantirgli un controllo pressoché totale sul proprio corpo, sulla temperatura, sul battito cardiaco, sulla pressione arteriosa e sulla risposta del sistema immunitario, in condizioni ambientali estreme, e in molti casi letali per la maggioranza degli uomini.
Ad oggi, all’età di 60 anni, Hof detiene ben 21 record mondiali, tra cui quello di rimanere immerso in una vasca di ghiaccio per quasi due ore, o di aver corso una maratona nel Circolo Polare Artico indossando esclusivamente dei pantaloncini.
Numerose sono state le ricerche scientifiche pubblicate sul suo metodo, con risultati a dir poco straordinari, diffusi anche su note riviste come: Nature e PNAS. In breve tempo, molti incuriositi prima, e appassionati poi, hanno iniziato il training progressivo di docce fredde, respirazione controllata ed immersioni nel ghiaccio. I notevoli benefici riscontrati sono emersi a più livelli: un aumento generale del benessere e del buon umore, un elevato apporto di energia, vigore e resistenza, ma non solo: tra i praticanti c’erano anche molti affetti da ipertensione arteriosa, diabete, artriti, asma, depressione e obesità; tutti hanno riportato un miglioramento generale della propria condizione e dei sintomi annessi; in molti casi, sotto controllo medico, sono state perfino sospese le relative cure farmacologiche.
Tutti noi abbiamo la capacità di accedere al potenziale benefico e terapeutico celato nel freddo.
Gli esercizi respiratori praticati da Hof si rifanno in realtà ad un’antica tecnica di meditazione tibetana, conosciuta col nome di g-Tummo, grazie alla quale è possibile aumentare la propria temperatura corporea in condizioni ambientali gelide, focalizzando la mente su una serie di inspirazioni profonde ed espirazioni lente, potenziate o meno da visualizzazioni. Associando tali tecniche respiratorie alla pratica controllata del freddo, si attinge ad un potenziale energetico tale che è possibile controllare la temperatura del proprio corpo, così come il battito cardiaco e la pressione arteriosa, con conseguenze benefiche sull’attività del sistema endocrino ed immunitario.
Senza l’adeguato addestramento, l’immersione in un ambiente gelido genererebbe subito dolore e paura, con tutta l’attivazione dell’asse neuroendocrino dello stress correlato, incluso il rilascio di adrenalina, ed un conseguente aumento del battito cardiaco, della frequenza respiratoria, e una costrizione dei vasi sanguigni periferici, nel tentativo di ridurre la dispersione di calore e di mantenere le funzioni vitali dell’organismo. Associato al rilascio di adrenalina, si verifica anche un aumento del fattore nucleare kB (NF-kB), ossia un fattore di trascrizione che produce un innalzamento dei livelli di proteine infiammatorie. Non a caso l’NF-kB è presente in concentrazioni elevate in molte condizioni patologiche correlate allo stress.
Le ricerche scientifiche hanno invece dimostrato che l’addestramento al freddo e alla respirazione profonda, controllata e consapevole provochi tutte le risposte fisiologiche benefiche per rispondere all’emergenza acuta del gelo, ma senza le reazioni avverse correlate allo stress. Si verifica infatti un rapido aumento del rilascio di adrenalina, ma anche del fattore di trascrizione CREB e di alcune proteine ad azione antinfiammatoria come la IL-10. Le profonde respirazioni controllate determinano un aumento del pH con un effetto inibitorio sui recettori del dolore. Inoltre si accede rapidamente alle risorse energetiche e termiche derivanti dall’utilizzo del grasso bruno, da cui il corpo produce calore bruciando acidi grassi e glucosio. Questo consente un aumento fino al 50% della temperatura corporea, rispetto al 20% in un soggetto senza addestramento. Il battito cardiaco e la pressione arteriosa rimangono costanti, mentre il metabolismo corporeo può aumentare fino al 300%.
La differenza di risposte fisiologiche negli individui addestrati sembrerebbe dovuta ad una dissociazione tra percezione del freddo e sensazione di dolore e paura, il che avviene con un training adeguato, focalizzando l’attenzione sul respiro, piuttosto che sull’esperienza sensoriale e le relative reazioni emotive.
Alla luce di quanto detto, la focalizzazione mentale e la respirazione consapevole possono essere viste come la chiave di accesso ad un potenziale sconosciuto, di cui il freddo faciliterebbe solo l’espressione, tramite l’attivazione di specifiche reazioni corporee.
Il risultato è un miglioramento sostanziale del benessere psicofisico, che include la normalizzazione del metabolismo e della risposta immunitaria, oltre all’aumento dell’efficienza cardio-respiratoria.
Si può iniziare la pratica del freddo con semplici, brevi immersioni quotidiane di mani e piedi in acqua fredda, per poi proseguire con docce fredde da 2 a 5 minuti, fino all’immersione in vasche con ghiaccio o ad altri tipi di attività in condizioni ambientali estreme. Il tutto solo dopo un adeguato addestramento respiratorio magari aiutato da pratiche meditative che si avvalgono del respiro.
Per chi volesse approfondire l’argomento, si consigliano le seguenti letture:
– La forza nel freddo, di Wim Hof e Koen de Jong, edizioni Il punto d’incontro
– www.innerfire.nl
– www.wimhofmethod.com
a cura del Team l’orto lieto