Chiese rupestri in Etiopia: come le foreste venivano protette dal potere spirituale
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Chiese rupestri in Etiopia:
come le foreste venivano protette dal potere spirituale

La vita non è sacra perché è bella, è bella perché è sacra!
Non è solo una frase d’effetto, è la verità.
In tutte le forme della vita splende il sacro, è evidente, e se viene rispettato come tale, il Paradiso scende in Terra. Se manca questa “attenzione”, lo sfruttamento, la distruzione, l’avidità… trasformano la bellezza in un triste deserto. Le conseguenze di questa “legge” sono ben visibili nelle cosiddette, “foreste delle chiese”, in Etiopia.

 

 

La chiesa ortodossa etiope Tewahedo è il più grande gruppo religioso in Etiopia, con un seguito di 50 milioni di persone. Le loro chiese hanno in comune una particolarità: sono sempre circondate da un bosco. Per questo ramo della chiesa cristiana, la foresta rappresenta lo stato divino naturale, che risale al giardino dell’Eden. Per il Tewahedo le foreste sono sacre e proteggono l’edificio della chiesa come un abito protegge il corpo umano.

 

 

Nel tempo, le foreste e le chiese sono diventate un tutt’uno così inscindibile che anche le foreste percepiscono, in qualche modo, di essere protette. Sono ancora lì, intatte, mentre le altre, lontane dalle chiese, sono scomparse.

 

Nel secolo scorso, il 50% circa della superficie dell’altopiano etiope era ancora coperto da foreste. Ad oggi, il 95 % è stato distrutto per poterlo trasformare, soprattutto, in zone agrarie. I pochi spazi forestali rimasti sono, quasi tutti, quelli che circondano le chiese.
Che gioia per il cuore poterle vedere dall’alto, così chiaramente: sono quasi 1500 piccole isole verdi che spuntano nel bel mezzo del deserto!

 

Alemayehu Wassie, scienziato della Haromaya University in Etopia, studiando le “foreste della chiesa” ha sentito che non bastava fare solo delle ricerche scientifiche, bisognava agire!
Agire significava salvaguardarle.
Ma… in che modo?
Un’idea luminosa si affacciò nella sua mente: costruire un muro intorno alle foreste, un muro che impedisse agli animali e soprattutto all’uomo di “cibarsi” anche di questi piccoli residui di foresta. Create in tutto il Paese delle fortezze verdi, Alemayehu realizza il passo successivo: aumentarne lo spazio, usando semi e piante che provengono dalle stesse “foreste delle chiese”.

 

 

“C’è la percezione errata, che le foreste rimangano in vita per sempre”, dice il Professore Wassie. Invece dipende da noi, noi tutti, in tutto il mondo.
Dipende da come consideriamo questo antico e sacro spazio verde.
Basterebbe ricordare le sue parole:

 

“Se perdiamo le foreste, perdiamo tutto!”.

 

Nel seguente documentario in lingua inglese viene raccontata la storia di Alemayehu Wassie e le sue “foreste delle chiese”.

 

a cura del Team
l’orto lieto

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