
IL “BOSCO SACRO” CHE ISPIRÒ LA PRIMA LEGGE PER LA TUTELA FORESTALE
Camminare per il “Bosco Sacro” di Monteluco, a pochi chilometri dal centro di Spoleto, immerge in un silenzio profondo, silenzio che dolcemente raggiunge il fortunato visitatore nelle sue “stanze” più segrete. Quel legame antico e viscerale, delicato e irrinunciabile tra l’uomo e la natura, in questo luogo assume una concretezza e un significato difficili da spiegare.
Qui, i lecci millenari sono i custodi di una conoscenza antica; tra i loro rami echeggiano storie che hanno dell’incredibile, raccontate solo a chi, aprendo il proprio cuore, può ascoltare. Ed è solo allora che queste “parole”, come per magia, diventano un mezzo, che trasporta in territori inesplorati di noi stessi, territori che non lasciano mai indifferenti.
Sin dall’antichità il bosco è stato considerato un passaggio misterioso e affascinante, quella “selva oscura” da attraversare per entrare nel Regno dei Cieli, un luogo sacro da proteggere e a cui essere debitori, perché in grado di elevare l’uomo e condurlo…oltre.

Un desiderio urgente di tutelare un bene così prezioso portò, tra gli ultimi decenni del III sec. a.C. e i primi del II a.C. a redigere la “Lex Luci Spoletina”, la prima legge della storia dell’umanità per la tutela forestale.
Il testo prevede che qualsiasi parte costituente il “Bosco Sacro”: rami, frasche, tronchi… non può essere sottratta, per nessuna ragione; che il taglio degli alberi è ammesso solo ed esclusivamente in occasione di cerimonie religiose; che coloro che contravvengono alla legge, devono essere puniti offrendo un sacrificio a Giove, divinità a cui il bosco era consacrato.
Ad ampliare enormemente la sacralità del Bosco di Monteluco, fu San Francesco, che qui amava ritirarsi, in profonda meditazione e intima preghiera.

Ancora oggi, sul colle, è possibile visitare l’antico eremo del Santo, eremo che, nel tempo, è diventato casa di noviziato per quei giovani che, dopo otto secoli, sono ancora attratti e sedotti dal potere magnetico di Francesco e dalla assoluta umiltà della vita francescana.
L’atmosfera che si respira, l’impegno degli antichi per la tutela di un tesoro così prezioso, ci porta ad una riflessione sulla modernità, sull’uomo dei nostri tempi, che sembra aver dimenticato e usurpato le sue “origini naturali”.
Gli antichi lo avevano ben compreso: l’evoluzione dell’uomo è imprescindibile dal rispetto per l’ambiente.
Il taglio indiscriminato dei boschi, le torture che il mondo sta infliggendo a Madre Terra, sordo alle grida strazianti di quest’ultima, sono la firma che abbiamo apposto per la nostra infelicità.
Basterebbe trovare il tempo di sederci, quieti, sotto una quercia, spegnere il nostro cellulare, staccare la spina che alimenta la frenesia delle nostre vite, per comprendere, attraverso la più disarmante semplicità, quanto la natura sia maestra silenziosa, rivelatrice di segreti mai nascosti e intima guida del nostro cuore.
Amarla, proteggerla, rispettarla, onorarla è il nostro più antico dovere.

a cura del
Team l’orto lieto