Vi abbiamo mai raccontato della nostra rarità?
Si tratta di una uva particolare, l’uva dalla cosiddetta “coltivazione alta”: le altezze inaspettate sono il suo habitat naturale.
Viene chiamata “vite maritata” perché la pianta si unisce in… “matrimonio” all’albero a cui s’avvinghia. È la testimonianza residua di una pratica un tempo assai comune nei paesaggi rurali di tutta l’Italia, ma oggi quasi del tutto scomparsa a causa delle esigenze di razionalizzazione dei lavori agricoli.
Da noi, ne “l’orto lieto”, è possibile apprezzare, questo romantico connubio, dal vivo.
Abbiamo salvato svariati e bellissimi esemplari per poter continuare la tradizione e far rivivere la semplice naturalezza di una volta. Chi viene a farci visita può ammirare queste rarità nel nostro piccolo museo della civiltà contadina all’aperto.
Questo sistema, di origine etrusca, consisteva nel far crescere le viti sopra ad alberi spontanei e rustici, diffusi nelle campagne, come aceri, olmi, pioppi, ulivi e vari alberi da frutto. Questi erano periodicamente potati e veniva fornito un adeguato sostegno così che i grappoli pendessero dalle loro chiome.
Un tale sistema permetteva, al terreno circostante, di rimanere libero per essere utilizzato a rotazione per gli erbai da fieno o la coltivazione dei cereali; sistema adottato nel nostro terreno fin dai tempi più lontani.
Oggi, le nostre fortunate “viti maritate” possono condividere la loro unione con un festival di colori e profumi: il nostro campo di lavanda.
Sì! Crescono proprio qui, in un piccolo paradiso terrestre, protette per sempre da quel:
“Ché nessuno osi dividere ciò che la Natura ha unito”.