Un incontro inatteso
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Un incontro inatteso

Cosa fare se incontri un lupo?
Non distogliere lo sguardo, non scappare!
Soprattutto se è preda di una trappola.

 

È accaduto al ritorno dalla passeggiata mattutina.
Ero quasi arrivato a casa, quando “Lasya”, il mio cane, corre su per il pendio e scompare nella boscaglia.
Rumori allarmanti risuonavano tutt’intorno.
“Deve aver incontrato un animale più grande”, mi sono detto.
Dopo averla chiamata una, due, tre volte, eccola di ritorno da me. Le ho messo il guinzaglio, ho allungato lo sguardo su per il pendio e… l’ho visto.
Il lupo era lì.
Sembrava ballare, eppure… a un esame più attento ho notato che la zampa posteriore destra era legata ad un filo che non gli avrebbe permesso di allontanarsi.
Ho portato Lasya a casa, ho preso un paio di pinze dalla cassetta degli attrezzi e sono tornato da lui.

 

Nella mente nuotava un pensiero:
“Ma non ho tempo per dedicarmi al lupo. Ho un appuntamento questa mattina e devo uscire di casa a breve!”.
Ma…avevo un’altra scelta?
Sì, avrei potuto chiamare i vicini: due fratelli che allevano pecore, maiali e altri animali. Il lupo, in fin dei conti, era bloccato nella loro proprietà.
Ed ecco un nuovo pensiero fare capolino:
“Questo significherebbe la condanna a morte dell’animale. Entrambi i fratelli sono cacciatori!”.

 

Non avevo scelta.

 

Avvicinarsi al lupo non è stato facile. Il boschetto era ricoperto di rovi, ma poi è apparso un percorso che gli animali selvatici stessi avevano tracciato. Mi sono abbassato un po’ e aggrappato laddove non mi sarei fatto male.
Sono salito, era lì, in cima. Grande, potente, probabilmente ancora giovane.

 

Ci siamo guardati negli occhi. Non avevo paura. Dal suo sguardo irradiava una bellezza e una profondità che certamente non sono di questo mondo. Sentivo tanta pace, lui, invece, sembrava avere tanta paura. Ho cercato di connettermi e inviare energia gentile, dolce, come ho imparato nei corsi di Reiki. Ha funzionato immediatamente. Si è seduto. Siamo rimasti immobili per un po’. Poi mi sono mosso lentamente verso di lui.

 

La zampa posteriore era, effettivamente, legata con un filo, e quello, a sua volta, attorno a un albero: una trappola che i due fratelli cacciatori avevano probabilmente teso ed esattamente nel punto in cui passano gli animali selvatici quando vogliono raggiungere l’acqua a valle.

 

Il filo, in realtà, era costituito da un insieme di fili ed il tutto creava un certo spessore: non poteva essere reciso facilmente. Dopo qualche minuto di calma, il lupo comincia a ringhiare, si volta verso di me, come per schioccarmi, espressione che conoscevo, tipica anche di Lasya quando non si sente a suo agio o vuole comunicarmi di stare attento.

 

Per non irritarlo ulteriormente, ho preso una breve pausa e poi ho incominciato a tagliare in modo deciso, fino all’ultimo filo.

 

Con mia grande sorpresa, il lupo non è scappato via subito. È rimasto seduto lì, per un bel po’.
E così, mi sono seduto anch’io.
È stato un momento intimo, di straordinaria bellezza.
Un momento che aveva il profumo dell’eternità.

 

Il mio nuovo amico si è alzato ed è scappato via. Finalmente libero!
Ero semplicemente felice.
E ugualmente libere, ora, scorrevano lacrime di profonda gioia.

A cura del
Team l’orto lieto

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